La delusione
Qualche giorno fa mi trovavo in un campo volo del quale preferisco non fare
il nome. Un bel posto dove atterrare e mangiare bene ma anche un luogo
verde dove andare per trascorrere qualche ora.
Quello che è accaduto qui è significativo e spero che sia stato solo un episodio.
Veniamo ai fatti.
Un ragazzino di circa 10 anni si è avvicinato a un gruppo di ulmisti intenti a scherzare intorno a un ultraleggero.
Lo ha fatto con attenzione, curiosità e quel poco di timore che ci prende quando siamo fortemente attratti da qualcosa di
nuovo.
Che cosa è accaduto? Uno dei tre adulti, "beandosi" della sua
nuova macchina, dapprima non lo ha minimamente considerato, poi lo ha
invitato ad allontanarsi continuando a lodarsi davanti agli altri due
"assi".
Il ragazzino è tornato dalla madre deluso, dicendole che i tre
gli avevano detto di non avere tempo per lui e chiedendole di andare
via.
Ho osservato la scena e ho ricordato di quando mi nascondevo dietro i
pantaloni dei meccanici cercando di capire come quegli insiemi di viti e
bulloni potessero decollare.
Ma l'episodio mi ha fatto anche riflettere sull'inevitabile percorso di
auto-distruzione della nostra (specie?) innescato dai tre adulti, i
quali non prestando attenzione a una potenziale nuova leva hanno
contribuito a tagliare sul nascere la sua futura passione per il volo.
Se è vero che i piloti "veri amanti" del volo passano sempre più
volentieri agli ULM, è anche vero che chi vola VDS deve farlo per il
piacere del volo che prova e che può (e dovrebbe tentare) di trasmettere
agli altri. Non per quello della vanità e dell'eccessivo protagonismo.
E ora un esperimento. Provate a calcolare nell'arco di una settimana
quante ore dedicate abitualmente all'aviazione "volata" e quante a
quella parlata, letta o sognata. Quando l'avrete fatto, pensate a quanto
bene avete voluto a chi vi fatto sedere su un aeroplano la prima volta.
E ora ripensate a quei tre idioti di cui parlavo sopra e all'invisibile
danno che ci hanno arrecato.
Fester
|