Sono esterrefatto
Sono esterrefatto. Non appena sento parlare di sicurezza, un volo con la morosa all'ora del tramonto diventa una "missione", il decidere dove andremo volando diventa un "briefing" e il fatto di comunicarlo al campo di partenza diventa un "piano di volo".
Non parliamo poi del mio abbigliamento; io d'estate volo con i bermuda e la maglietta, con le scarpe da vela e gli occhiali da sole.
Mi hanno detto che devo essere "in tenuta"; la sicurezza innanzi tutto!
Va bene, lo so, avete vinto voi, un'ape che si schianta a 70 all'ora contro le caviglie fa male, ma fare la sauna e disidratarsi in volo è peggio.
Poi a me piace vedere le gambe della mia ragazza, anche sopra le risaie.
Quello che però non sopporto è che di questo hobby, per noi il più bello del mondo, si voglia farne una disciplina.
Bisogna farlo con disciplina, come tutto ciò che si fa in mezzo agli altri, ma per l'amor di Dio, lasciatecelo godere in pace.
Certi termini, certi concetti tipicamente militari e già impropri negli aeroclub, fanno parte dell'aviazione e non ci appartengono.
Né a noi, né (per fortuna) ai nostri attrezzi sportivi volanti che qualcuno in nome della sicurezza vuole controllare a tutti i costi.
Ma se lo faranno, chiederemo di immatricolare tutti gli windsurf, tutte le moto d'acqua e tutti i go-kart.
Poi torneremo a volare, con le ali nere e il teschio con le ossa incrociate sull'ULM, ma finalmente liberi.
Fester
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