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Il Volo racconta...


Un Pilota senza Ali

Il treno ebbe un leggero sussulto. Mi svegliai e il passeggero che avevo di fronte non c'era più.
Guardai fuori e le campagne sfrecciavano e dietro ad esse il lago sembrava una tavola di ghiaccio. Stavo sognando di volare ma come al solito mi ritrovavo in questa realtà che ti schiaccia al suolo e non ti fa levare nemmeno di un centimetro.

Stirai le membra e guardai il cielo dal finestrino chiuso. "Le trincee non mancano mai" pensai seguendo con gli occhi i tralicci dell'alta tensione, e quella stretta striscia di terra fra il lago e la ferrovia, non era proprio un gran chè come campo d'emergenza.
Ero nato e cresciuto in una casa sulla testata della pista di un aeroporto e fin da piccolo guardavo il ventre dei Super 80 con i flap abbassati, passarmi sopra la testa e volevo volare. Ma questo treno mi dava la conferma di aver perso le ali per strada.

La cosa più logica che può accadere ad un deltaplano, è quella di volatilizzarsi. Il mio delta un giorno si era autoacceso, si era portato in fondo ed era decollato da solo portandosi via il mio cuore.
Ed ora stava volando sui deserti della vicina Africa, con il motore ad aria, inesauribile e controllato solo dal battito del mio cuore.

Come avrei voluto spingere la barra e sollevare quel treno da terra. Per tutti quelli che volano per rabbia o per amore o per tutte e due le cose e senz'altro per la poesia di volare.
Per una canaglia ora volo senza le ali, su questo treno lungo come una pista. Per colpa di una canaglia, l'intero esercito dei poeti dell'aria viene penalizzato.

Volare, guardare le cose dall'alto, avere la sensazione di riuscire a tenere sotto controllo tutti i problemi della vita, passare sopra i trattori con i fari accesi che si affrettano a finire di arare il campo perchè il giorno comincia a farsi sempre più breve.
Volare nella semi oscurità e guardare l'intenso traffico della statale e sentirsi superiori almeno di 200 metri.

Ho bisogno di decollare e non atterrare mai più oppure atterrare in un'altra realtà che ancora non conosco. Sì amore, anche le tue labbra mi facevano volare, anche le tue carezze mi mandavano in cielo. Ma devo ritrovare le mie ali, devo guardare la pista con occhi rapaci tringendo la barra, devo spingere e sollevarmi lasciando giù tutte le scorie della mia vita.
Ho bisogno di volare, ho bisogno di vivere volando, ho bisogno di credere che morirò volando. Ma mi hanno tolto le ali e sconfitto la fantasia, derubato dei sogni e condannato a pagare stando sulla terra con il naso in su. Quanta voglia di uno stallo violento, picchiatona, ala a 60°, aprire, via motore, barra al petto e giù a spirale, livella.

Il treno si sta fermando, devo scendere sulla terra ma ancora per poco, perchè io devo volare!

Claudio Lupi