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Rossi Soavi Shuttle 582

Prova di Aviazione Sportiva

Appena presentato ha lasciato in tutti un po' di perplessità: è infatti difficile accettare che un costruttore come Rossi Soavi, noto per i carrelli più tecnici ed essenziali del mercato, ed incidentalmente quelli con le dimensioni più contenute in assoluto, abbia realizzato un trike ipertrofico, che merita giustamente il nome di "Shuttle" sia per le dimensioni che per la caratteristica conformazione del muso.
Abituati a linee sportivissime i piloti si sono subito chiesti come potesse mai volare tutto quel po' po' di roba, e probabilmente se lo sono chiesti con una vena di scetticismo… e mai come in questo caso vale il principio che prima di esprimere opinioni o di azzardare giudizi, bisogna provare di persona, verificare: le sorprese spesso arrivano, ed in questo caso la sorpresa è di quelle che non si dimenticano!

Stesso telaio

Dimensioni quasi raddoppiate rispetto al vecchio carrello (nato come monoposto e diventato poi 1 + 1) per venire incontro alle richieste dei piloti che lamentavano l'esiguità dello spazio a disposizione per il volo biposto e turistico, oltre ad una certa mancanza di protezione alle velocità più elevate, cosa che comunque era stata sino ad oggi perdonata vista l'impostazione marcatamente sportiva del carrello.
Adesso lo spazio c'è, con un unico blocco sedili di grosse dimensioni ed una carena talmente larga da consentire di proteggere integralmente anche le gambe del passeggero, che addirittura dispone di pedane regolabili in lunghezza, grazie ad un attacco girevole con blocco su più posizioni.
Ma non è solo il corpo carrello ad essere cambiato, la parte posteriore infatti è dominata da un grossa pinna verticale stabilizzante che racchiude integralmente il mast ed il puntone di controvento posteriore, e dalle due pinne che fungono anche da carenatura delle ruote posteriori.
L'aspetto generale è decisamente "tozzo", con un corpo centrale forse sproporzionato rispetto a passo e carreggiata, ed il motivo è presto detto: il telaio è assolutamente lo stesso del modello 1 + 1!
In pratica Rossi Soavi ha lavorato solo ed unicamente sulle carenature, mantenendo intatta una ciclistica che è ormai ben sperimentata; va detto comunque che i carrelli di serie hanno un telaio modificato ad hoc, essendo questo primo esemplare servito unicamente come banco di prova per le soluzioni aerodinamiche scelte.
Dunque sistemazione piloti eccellente, con un grande cruscotto portastrumenti, ed una larga mensola centrale che ospita i comandi elettrici ed un gruppo manette, togliendo il monoblocco sedili si accede al telaio per le ispezioni ed i controlli, ed al grosso serbatoio centrale, che sui nuovi modelli avrà il bocchettone di riempimento proprio sotto il sedile in posizione decisamente più comoda dell'attuale.

Questione di raffreddamento

Il motore scelto è il Rotax 582 da 64 hp, sicuramente esuberante e con quel surplus di potenza che consente di volare in biposto con ottime prestazioni, anche se, visti i risultati di volo, il 503 è sicuramente ben centrato sul nuovo carrello.
Caratteristica la sistemazione dei radiatori su questo prototipo, con tre piccoli elementi disposti perimetralmente all'ordinata posteriore di chiusura ed apparentemente privi di sufficiente ricambio d'aria: in realtà ricevono il flusso da due prese d'aria dinamiche poste sui fianchi della carena, ed hanno un'eccellente estrazione grazie al fatto di essere sistemati in zona di forte depressione; di fatto, anche con le temperature esterne elevate registrate in prova, la temperatura del liquido è rimasta sempre ferma poco sotto gli 80 gradi.
I carrelli di serie avranno comunque un solo grosso radiatore centrale, il che più che altro semplifica molto l'installazione ed i controlli prevolo.
Il motore è accoppiato ad un riduttore tipo E con motorino di avviamento incorporato e ad un'elica quadripala in composito prodotta dallo stesso Rossi Soavi.
È ovviamente mantenuto anche l'avviamento manuale che ha un suo alloggiamento sulla parte anteriore della pinna centrale.

A bordo

Date le dimensioni abbondanti in larghezza, nel carrello bisogna letteralmente "entrarci", ed una volta a bordo si sta innanzitutto comodi, con grande spazio per le gambe ed una piacevole sensazione di "protezione" offerta dai fianchi decisamente larghi.
Anche in biposto nessun problema con le gambe del passeggero che non intralciano i movimenti del pilota: l'obiettivo della comodità a bordo è raggiunto.
La piccola consolle centrale è dotata di tre levette, a sinistra lo starter e a destra il gas manuale; quella centrale del freno ha anche la possibilità dello stazionamento grazie ad un settore dentato di blocco, l'azionamento è semplice, così come non pone problemi il controllo della pedaliera, decisamente migliore rispetto ai vecchi modelli grazie all'abbondanza di spazio per i piedi.

In volo: Pegasus Q 15

Abbiamo avuto la possibilità di provare il nuovo trike con due ali, simili per metratura e per categoria, ma radicalmente differenti per comportamento e prestazioni: la prima è l'inglese Pegasus Q 15, un'ala di ottime prestazioni che ha in Rossi Soavi un grande estimatore.
La costruzione è decisamente impeccabile, con particolari curatissimi ed assolutamente nessun punto criticabile (ricordiamo che in Inghilterra le ali devono essere certificate dalla CAA secondo la Section - S); caratteristico il sistema di overdrive che consente di intervenire sul reflex della vela tramite un pomello situato sul montante destro del trapezio: la variazione di reflex avviene tramite la tensione di quattro cavetti collegati agli antidrappo.
L'ala è decisamente "muscolare" e richiede un pilotaggio deciso sin dal decollo, che va effettuato subito con una completa apertura di barra sin dai primi metri di rullaggio (il che richiede una discreta energia): con il solo pilota il decollo avviene in 6 secondi dopo circa 80 metri di corsa al suolo, lo stacco è netto ed il rateo di salita intorno ai 5 metri secondo, ma con la necessità di tenere sempre una decisa apertura (e sempre con la solita energia di braccia).
Immediatamente ci rendiamo conto che dopo il decollo la coppia dell'elica è quasi ininfluente, il carrello rimane su di un preciso binario, segno che le pinne posteriori lavorano a dovere e che l'equilibrio generale delle forme è indovinato.
In volo livellato emergono le caratteristiche della Pegasus: un'ala dura, ma davvero veloce, con una strepitosa prestazione di crociera, ben 110 km/h a poco meno di 5000 giri, regime davvero ottimale per un 582, mentre a pieno motore si sfiorano i 140 km/h, tra l'altro con una ottima stabilità (abbiamo volato in condizioni di discreta turbolenza).
Le prestazioni si pagano però nel pilotaggio che è duro e richiede un notevole lavoro di apertura per coordinare correttamente le virate: in particolare è necessario aprire con decisione per entrare in virata, centralizzare con una certa energia e ridurre l'apertura di barra, quindi uscire di nuovo con una apertura in avanti, per ottenere la giusta risposta; anche le inversioni di rollio sono decisamente pesanti e pur avendo una manovrabilità sufficiente, la Pegasus non è certo una vela scattante.
Da segnalare che la protezione aerodinamica del pilota è decisamente buona: anche a 135 km/h, con barra completamente tirata, abbiamo potuto tranquillamente scattare fotografie, il flusso d'aria praticamente arriva solo a livello del casco.
Bene in atterraggio, con la necessità della solita apertura decisa che va mantenuta anche una volta a terra, per non caricare troppo carrello ed ala.
L'impressione generale è comunque che le prestazioni del nuovo carrello siano molto superiori a quelle del precedente modello, con una stabilità molto accentuata e addirittura una maggiore velocità di punta o, se preferite, con una maggiore facilità nel raggiungere prestazioni elevate.

In volo: GRIF CRS

Cambiamo vela ed installiamo la GRIF 13,7, vela che abbiamo già provato proprio con il vecchio Rossi Soavi e con il 582: il confronto può dunque essere davvero diretto.
Diciamo subito che rispetto alla Pegasus siamo ad un comportamento diametralmente opposto e che quindi non sono possibili paragoni: la CRS è infatti morbidissima, quasi un giocattolo nella manovrabilità, ma ha un notevole gap di prestazioni medie con la Q 15, pur raggiungendo velocità di punta solo di poco inferiori.
La differenza si nota comunque già a terra, con un bilanciamento statico perfetto che richiede al pilota sforzi davvero contenuti per il controllo della vela.
Strepitosa la prestazione in decollo, che avviene in appena 4 secondi con il solo pilota ed in circa 50 metri di corsa a terra; perfetta la stabilità direzionale in salita (è possibile togliere le mani dal trapezio senza che si verifichino accostate per i primi dieci secondi circa, poi la coppia dell'elica si fa sentire), ed un ottimo rateo di salita che a piena apertura arriva a 6 metri secondo.
In volo livellato emerge la prima grossa differenza: la velocità di trim (che con il solo pilota richiede comunque circa 10 centimetri di barra tirata) è di 90 km/h a 5200 giri, mentre la massima si raggiunge con 6400 giri, poco al di sopra dei 130 km/h, ma richiede una notevole trazione sulla barra.
In compenso la risposta sul rollio è semplicemente fantastica: l'ala si pilota con due dita, è divertentissima e facile, funambolica nelle manovre tirate e nelle aperture decise, ed anche in biposto mantiene inalterato questo comportamento, senza che il pilotaggio si appesantisca.
Il rischio è piuttosto che proprio queste caratteristiche di maneggevolezza estrema (che a noi piace moltissimo), possano prendere la mano ai piloti più inesperti: le ali da volo motore non sono fatte per acrobazie e manovre strane, la maneggevolezza qui va intesa solo come capacità di risposta e come ridotto impegno di pilotaggio.
Anche in atterraggio il maggior controllo consente avvicinamenti più tirati, e manovre in spazi più ridotti rispetto alla Pegasus, e l'atterraggio è quasi un gioco da ragazzi potendo ridurre la velocità a livelli davvero bassi.
Rispetto al vecchio carrello siamo anche qui in un universo di prestazioni davvero superiore: è incredibile come un semplice lavoro di carenatura abbia radicalmente cambiato in meglio il comportamento del trike.

Conclusioni

Pur mantenendo lo stesso telaio e dimensioni di base, la nuova impostazione "grande" del carrello ha davvero migliorato le caratteristiche di volo, oltre a quelle di abitabilità, un risultato di cui Rossi Soavi deve essere orgoglioso.
Per quanto riguarda le due ali provate la scelta dipende unicamente da ciò che il pilota si aspetta: velocità media elevata ed ottimo comportamento in turbolenza e con il vento per la Pegasus, gran viaggiatrice che richiede comunque un pilotaggio deciso e alla lunga stancante; manovrabilità eccezionale e grande facilità d'uso per la GRIF che ha però una velocità media più contenuta. In entrambi i casi il carrello si dimostra comunque eccellente.

Provati in Volo